giovedì 3 ottobre 2013

"Rush": più sei vicino alla morte, più ti senti vivo!

Buon pomeriggio a tutti! L'assenza è stata più lunga del previsto, ma finalmete sono tornata e posso aggiornare il blog con qualche nuovo post! 
Inizialmente, la mia idea era quella di scrivere la recensione di uno dei film che vi ho consigliato di vedere durante la mia assenza. Invece, sono stata al cinema nel fine settimana scorso, su invito di una mia cara amica e ho visto "RUSH" di Ron Howard. 
  
"La gente ci ha sempre visto come due rivali, ma lui mi piaceva, era una delle poche persone che apprezzavo e una delle pochissime che rispettavo e ancora oggi rimane l'unico che abbia mai invidiato!"

Trama: Il racconto di una delle più celebri rivalità sportive della storia, quella tra i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Nato da un ambiente privelgiato, carismatico e affascinante, Hunt non poteva essere più diverso dal metodico e riservato Lauda: la loro rivalità nacque fin dai tempi della Formual 3 e continuò per anni, fermata nemmeno dal terribile incidente che vide protagonista Lauda nel 1976 al Nürburgring.


"Rush" racconta la storica rivalità tra i due campioni di Formula 1, Niki Lauda e James Hunt, durante i mondiali del 1976. Per gli appassionati di Formula 1, non conoscere tutto ciò che accadde in questa incredibile annata sarebbe un sacrilegio. Io, non facendo parte della categoria sopra citata, non conoscevo né il fatto né il peso storico che ha tutt'ora nel mondo della Formula 1, e dello sport in generale.
Da completa "ignorante" in materia, mi accingo alla visione. E subito rimango piacevolmente conquistata dall'intensità degli attori, dall'abilità del regista, dalla meravigliosa sceneggiatura. Dalle ricostruzioni perfette, con qualche libertà che ogni grande regista impegnato in un grande progetto può concedersi. E qui, Hollywood ha assolto tutti i suoi impegni, ha confezionato un prodotto eccellente pronto a essere immesso sul mercato. Non c'è più nulla che deve fare, e in tanti, tantissimi casi, non lo fa. Il regista, però, è Ron Howard e con lui si può stare certi che una cosa non mancherà: sentimento (e qualche lacrimuccia). Perchè è questa la differenza fondamentale tra un prodotto ineccepibile, ma vuoto, anonimo, specchietto per le allodole e un film vero (non solo perchè "tratto da"), intenso, pieno di vitalità, energia e voglia di vincere, sempre. Qui c'è sentimento, in ogni singola inquadratura, battuta o sguardo degli attori (bravissimi!). C'è sentimento dentro e fuori dalla pista, anche se il confine è inesistente, perchè nella vita siamo sempre in pista, pronti a correre e a vincere o a perdere. Nel film emergono tre aspetti umani fondamentali: la vita, l'energia, il desiderio. 

 "Più esaltante della paura della morte, è la voglia di vincere"

L'intero film ruota attorno alla vita. I protagonisti sono sempre tra due fuochi, tra la vita e la morte. Hunt cerca disperatamente di vivere, e possiamo dire che si sente davvero vivo solo quando si trova sulla pista di Formula 1 (nemmeno la moglie riesce a colmare il vuoto che si porta dentro). Poi c'è Lauda, invece, che a una vita già predefinita e noiosetta, preferisce il rischo. Ed è sempre Lauda che ci regala i momenti più ricchi di vita dal film: la lotta in ospedale e la rinuncia al titolo mondiale per amore della moglie e la paura di lasciarla: la paura di morire. 
L'energia, in secondo luogo, che questi due campioni mettono nella loro passione e nel loro affannarsi dietro al titolo mondiale. L'energia che trapela ogni momento dalla pellicola, l'adrenalina, potremmo anche dire, che caratterizza lo scontro sulle piste di Formula 1. Accanimento, anche. O coraggio. A voi la scelta. 
E infine, il desiderio smodato di vincere. Che in Hunt è elevato all'ennesima potenza, fino ad obnubilargli la ragione (correre a Nurburgring era una pazzia, e lui lo sapeva). Con un piglio più razionale, invece, Lauda deciderà di non proseguire nell'ultima gara, preferendo non rischiare ancora dopo il terribile incidente in Germania e perdere per sempre la moglie e la vita.
Non so se a voi questi miei discorsi siano sembrati solo un gran panegirico o meno, fatto sta che il film è bello, davvero, ed emozionante. La vicenda invita a riflettere, come ho fatto io, e può lasciare indifferenti solo gli oggetti inanimati. Sono molto felice, non solo di conoscere questa commovente storia, ma anche di aver visto un film caratterizzato da precisione stilistica e resa dei sentimenti perfetta. Voto (meritatissimo): 9



12 commenti:

  1. Non solo non sono appassionata di formula 1, diciamo che la odio proprio! Per questo sto evitando a tutti i costi di vedere questo film che però, a detta di tutti, sembra essere il capolavoro dell'anno...mi ricrederò o sarò la solita voce fuori dal coro?

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    1. Secondo me, dovresti vederlo, perché anche se non ti piace la Formula 1 e non conosci la storia, non puoi ignorare i sentimenti che la visione del film trasmette! E poi il film è molto curato sotto tutti gli aspetti, quindi risulterebbe godibile anche solo per gli occhi e le orecchie! ;)

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  2. Il bello del film sta proprio nel fatto che la Formula Uno fa solo da sfondo a una vicenda profondamente umana: Rush è un film di uomini, non di macchine: è la storia di due persone diversissime tra loro, la cui diversità li fa odiare profondamente, salvo poi ricredersi quando si troveranno faccia a faccia a combattere lealmente la loro sfida. E' un film bellissimo, che piacerà a tutti e che ci insegna a rispettare anche chi non la pensa come te: una lezione di vita, più che di cinema.

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    1. Direi che hai riassunto in poche righe lo spirito del film! Davvero un film da vedere, che non si dimentica facilmente!

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  3. Ciao Cine(Sofi)!
    Direi che il mio commento s'impone. :)

    Il film è davvero bello. Una storia di uomini e non di macchine, sì.
    Uno dei punti più elevati è nella fusione fra le immagini dell'epoca e le immagini ricreate: gli accostamenti a volte sono subitanei, le une si alternano alle altre e non è facile distinguere il vero dal ... più vero. Ad esempio la partenza sotto il diluvio, al Fuji, è vera (puoi trovarla su youtube). Mentre gli zoom e i dettagli sono rigirati. Eppure non sembra esserci distanza alcuna, fra quelle immagini di vita di quarant'anni fa e le riprese di pochi mesi fa!

    La "sceneggiatura", fra virgolette perché fu opera del destino e non di uno sceneggiatore, è talmente piena di cose accadute che il film ha dovuto TAGLIARE (addirittura).
    Ad esempio s'è sempre vociferato che i piloti avessero un accordo per completare il solo primo giro e rientrare tutti. Tant'è che, se guardi la scena del rientro della Ferrari di Lauda (la ripresa dall'alto è vera, quelle raso terra rigirate ...!), vedrai che dietro di lui altre auto rientrano.
    S'è altresì sempre detto che Hunt abbia violato l'accordo anche perché ... in stato alcolico (sembra quasi IMPOSSIBILE, ma una cosa va detta: le F1 del 1976 andavano guidate in maniera tanto più istintiva e tanto meno precisa di quelle attuali). C'è chi disse di averlo incrociato ubriaco e completamente insonne uscire dall'albergo dopo una notte brava, e dirigersi in quello stato verso il circuito.

    (... continua ...)

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  4. E - ecco - da questa voce (vera o falsa, o forse vera ma esagerata, che sia) puoi comprendere l'unica importante antistoricità del film. Un'antistoricità che serve a ... raccontare una realtà che altrimenti in due sole ore di racconto non potrebbe forse trapelare. "Una bugia per far sì che il film sia ancor più reale", nell'indagare i sentimenti dei due protagonisti.
    Sto parlando del fatto che Hunt ... non era "quell'Hunt".
    Cioè, probabilmente lo era, ma solo nel profondo.
    Non ha mai picchiato il giornalista che offese Lauda per le ustioni: né mai l'avrebbe fatto.
    Non ha mai palesato i dubbi e l'umanità che il film ci mostra, da metà in poi, in maniera così evidente.
    Certo, era un uomo profondamente umano, nella ricerca di sé attraverso l'autodistruzione.
    Ma era profondamente coerente con questa sua immagine: era pazzo furibondo scatenato ubriacone allegro e scanzonato, totalmente "leggero". Se avesse assistito alla domanda imbarazzante di quel giornalista a Lauda, avrebbe riso. Lui la bottiglia di birra ch'era il suo marchio la BEVEVA: il "Thor" che lo impersona si limita a tenerla in mano.

    E, in fondo, SECONDO ME, proprio per questo la frase finale di Lauda è tanto vera.
    Lauda non avrebbe mai invidiato l'Hunt del film: alla fine quell'Hunt somiglia quasi a lui-Lauda, non fosse per il fatto che non rivincerà mai il mondiale.
    Forse, l'invidia che Lauda confessa in quella frase (veramente sua, del vero Lauda), deriva proprio dalla estrema coerenza che James ebbe nel passare sulla vita come un'aeroplano che non atterra mai: autodistruttivo e ridanciano, poi campione per talento ma quasi per sbaglio (incidente del Nurburgring, diluvio al Fuji), poi autodistruttivo nuovamente, fino a morire giovanissimo sia come pilota sia come uomo.
    Senza mai redimersi, cosa che invece nel film sembra quasi fare.
    Senza mai ... FRENARE, Sofi.
    Lauda fuori dalle piste ha ... "guidato come un pensionato".
    James Hunt ha cercato il limite in OGNI cosa, non solo girando in tondo seduto in un'auto.
    Lauda, oggi, è: Hamilton, Alonso, ieri è stato Ayrton Senna.
    James Hunt rivive al massimo, per pochi grammi di sé, negli occhi da pazzo di Raikkonen.
    Ma è rimasto per lo più unico e inimitabile.
    Ha provato il brivido della guida al limite in ogni respiro della sua vita.
    Da qui l'invidia di Niki, non da quella "salita finale sulla scaletta dell'aereo, circondato da belle donne", con il fare di chi la sa lunga.

    Hunt su quella scaletta ci sarebbe ruzzolato, ubriaco. Per questo Niki l'ha invidiato. :)

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  5. A me il film è piaciuto moltissimo! visto che adoro la formula 1 il film è fatto benissimo!

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    1. Ehi michts!! Vedo che anche tu ne sei entusiasta! Anche gli appassionati non sono rimasti delusi! ;)

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  6. Bene bene.. il commento enciclopedico di Fil mi ha insegnato tanto, forse per conoscenza e passione, e lo ringrazio:)
    Ora veniamo a me.
    Rush è un film pieno, ricco, potente. Intenso. Vero. Un'indagine per tutti, anche per gli occhi che non sanno (sapevano) o non volevano vedere.
    Due ore che raccontano e arricchiscono anche chi dalla conoscenza umana e dalle passioni che formano capisce un po' di sè.
    Chi ancora non l'ha visto, provi a vederlo.. penso ne valga la pena anche per le voci fuori dal coro.

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  7. Grandissimo film, classico nella struttura, realizzato benissimo e costruito più sull'umanità dei protagonisti che non sulle gare.
    Howard ha sfoderato uno stile alla Michael Mann.

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    1. Benvenuto su cinesofi! Commento azzeccatissimo e come il tuo, anche tutti gli altri! Ognuno, chi più chi meno, ha colto lo spirito del film!

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