venerdì 11 maggio 2012

The Hunger Games

 Buonasera! Quanti mesi sono che non scrivo? Non ci crederete, ma mi sono improvvisamente e incredibilmente trovata con UN minuto libero e ho detto: che fine avrà fatto il mio blog? Lo avranno chiuso? Siccome sono riuscita a entrare, direi che c'è ancora. Mercoledì sono andata al cinema a vedere "The Hunger Games". Appena uscita dal cinema non avevo particolari considerazioni da fare, niente da lamentare, insomma. Dormirci sopra, però, mi ha aiutato a riflettere e a trovare diverse pecche nel film di Gary Ross, tratto dal libro omonimo di Suzanne Collins. Il libro è davvero molto bello, e, così come il film, racconta di un futuro in cui gli Stati Uniti d'America sono divenuti Stato di Panem, 12 distretti sotto l'egida di Capitol City, che sorge là dove sorgeva un tempo Washington. Ogni anno, 2 ragazzi per distretto, maschio e femmina, vengono mandati a combattere fino alla morte in un' Arena, sotto lo sguardo vigile e calcolatore di potenti Strateghi. I protagonisti del Reality, figlio di un  ipotetico nuovo  Grande Fratello, sono panem et circenses per gli abitanti di Capitol City, che li osservano morire fino a eleggere l'unico vincitore. 
Prima di tutto, vorrei osservare una cosa: noi (pluralis miestatis) abbiamo guardato il film, spettatori, come gli abitanti di Capitol, del Reality. Quindi non ci potremmo neanche assolvere dall'essere attratti da storie del genere come succede nel film, se il film non fosse povero di dettagli violenti che ne minano la credibilità. Infatti, il film non è tanto violento fisicamente, quanto psicologicamente, ma non nel modo che dovrebbe essere. Mentre lo guardi, non ti viene da dire: guarda quanto dolore, pensando ai ragazzi che vengono mandati a morte, ma provi più che altro un senso di claustrofobia anche davanti agli spazi immensi dll'arena. Per quale motivo? Sicuramente la musica, che manca per gran parte del film, non c'è sottofondo, è tutto statico, piatto, inerte, come nei film dei paesi nordici, che, appunto, suscitano questa sensazione. Come dicevo, il dolore per questi ragazzi è poco o nullo, se non in rare occasioni. Rare occasioni, che si manifestano non dentro l'arena, nel vivo dell'aizone (ma c'è azione, o anche qui tutto è statico?) , ma prima, quando ci viene mostrata la Mietitura e lo stile di vita degli abitanti di Capitol. Il film manca di pathos, insomma. Quanto ci rimane di questi ragazzi che si ammazzano a vicenda? Quanto ci rimane dalle censure, che non mostrano la violenza della situazione e sono ancora più frustranti, non perchè io o chiunue altro amiamo il macrabrio ma perchè non permettono di capire i fatti? Trovo sbagliato che la telecamera, mentre i ragazzi muoiono, venga spostata verso il nulla, il vuoto.  Nella vita, non possiamo certo girarci dall'altra parte. Quindi, perchè rubare credibilità all'intero film con un pò di ipocrisia nata dal guadagno (meno scene violente, niente PG-13)?  Poco, davvero poco. E' questo il difetto principale, che va oltre ogni incongruenza o prova attoriale nel film. Hunger Games il film non lascia niente che non sia claustrofobia, frustrazione. Inoltre, tanto per non farci mancare niente, come possiamo provare anche solo un pò di compassione davanti a ragazzini che per uccidersi si rincorrono come se stessere giocando a palla avvelenata o, peggio ancora, ad acchiapparella? Insomma, un pò più di attenzione in queste cose andrebbe bene. Trovo che la prima parte del fim sia coerente, a parte qualche diffettuccio e arredamento un pò kitch, mentre la seconda, dall'arena in poi, finale compreso, trovo sia davvero buttata via, una gran cavolata, un mix di ipocrisia e stupidaggine. Grazie al cielo le prove attoriali non sono da contestare, non ho trovato nemmeno un diffetto, se non, appunto, uno: Lenny Kravitz mi ha reso Cinna, uno dei personaggi migliori del libro, estremamente antipatico. Il suo rapporto con Katniss, la protagonista indiscussa, perla del libro e anche del film, è banale e scontato, mi risulta un pò apatico, senza pathos, come il film nel suo insieme, dopotutto. Un buon prodotto commerciale, senza dubbio, ma con un buon numero di difetti. Non mi sento di dare un voto più alto, perchè davvero non ho potuto digerire il nulla che un film con potenziali incredibili mi ha lasciato. Ringraziate Stanley Tucci e il suo talento magistrale se trovate qualcosa di davvero ben fatto nel complesso. Voto: 6-